Incontrando i giovani messicani, lo scorso 16 febbraio, Papa Francesco ci ha offerto, ancora una volta, una densa testimonianza personale della fede nel Signore Gesù.
I giovani gli avevano chiesto una parola di speranza e il Santo Padre non ha esitato a dire con forza: “quella che ho da dirvi, quella che è alla base di tutto, si chiama Gesù Cristo. Quando tutto sembra pesante, quando sembra che ci caschi il mondo addosso, abbracciate la sua croce, abbracciate Lui e, per favore, non staccatevi mai dalla sua mano, anche se vi sta portando avanti trascinandovi; e se una volta cadete, lasciatevi rialzare da Lui. […] Gesù Cristo, solo Lui. Gesù Cristo che, a volte, ti manda un fratello perché ti parli e ti aiuti. Non nascondere la tua mano quando sei caduto. Non dirgli: Non guardarmi che sto infangato o infangata. Non guardarmi, che ormai non c’è più rimedio. Solamente lasciati afferrare la mano, e afferra quella mano, e la ricchezza che hai dentro, sporca, infangata, data per perduta, comincerà, attraverso la speranza, a dare il suo frutto. Ma sempre con la mano stretta a quella di Gesù Cristo. Questa è la strada. […] E’ chiaro? Non staccatevi mai dalla mano di Gesù Cristo, non allontanatevi mai da Lui. E se vi allontanate, rialzatevi e andate avanti: Lui capisce cosa sono queste cose. Perché insieme a Gesù Cristo è possibile vivere pienamente, insieme a Lui è possibile credere che vale la pena vivere; che vale la pena dare il meglio di sé”.
Nella vita di un seminarista e di un sacerdote, come d’altronde in quella di ogni cristiano, è decisivo il rapporto personale e intimo con il Signore Gesù. In fondo il tempo del Seminario è un aiuto per compiere questo cammino necessario: conoscere e accettare se stessi per essere capaci realmente di donare interamente la propria vita al Signore e alla Chiesa. Nessuna funzione, nessun ministero, compito o servizio nella Chiesa può mai essere disgiunto da un rapporto intenso con Dio e da una intimità fedele con lui.
Certamente nella formazione in Seminario si devono avere chiare diverse attenzioni: una esigente formazione umana, una solida formazione intellettuale, una arricchente esperienza pastorale, la disponibilità alla comunione e all’obbedienza cordiale… ma, non è inutile ripeterlo, tutto si radica e rimane possibile all’interno di un’amicizia quotidiana con il Signore: è la dimensione spirituale ad offrire discernimento alla vocazione, a dare unità e a garantire durata alla vita donata nel ministero.
Nel ritmo educativo del Seminario vi è una indubbia priorità assegnata alla formazione spirituale: la celebrazione quotidiana della s. Messa, un adeguato tempo di adorazione eucaristica, la preghiera comunitaria della Liturgia delle Ore, la meditazione quotidiana, la lettura spirituale della vita dei Santi, la devozione per la Vergine Maria e la preghiera del Rosario. Vi è poi la proposta della celebrazione settimanale della Riconciliazione come pure quella del dialogo almeno quindicinale con il padre Spirituale. Tutto questo offre un criterio fondamentale: non si collabora alla formazione di un prete se non si pongono le basi di una intensa vita spirituale che significa, lo ripeto, un legame personale e quotidiano con il Signore. Per dare il meglio di sé al Popolo di Dio è necessario dare il meglio di sé (e anche il tempo migliore) al Signore che ci ha donato tutto sé stesso.
Questa priorità nella formazione dei futuri preti può forse essere superflua per la formazione degli altri ragazzi o giovani loro coetanei? Possiamo forse illuderci che i giovani delle diverse comunità e parrocchie possano diventare cristiani adulti solo a suon di incontri, chiacchierate, pizze e uscite nei fine settimane? Possiamo pensare che sia possibile essere cristiani senza un’intensa vita spirituale?
Probabilmente quella che si presenta come una priorità nella formazione dei seminaristi è anche una necessità nell’educazione di tutti i ragazzi e giovani. L’importanza data alla formazione della vita spirituale e dunque all’amicizia con il Signore, è certamente un impegnativo ma non più rimandabile programma pastorale e, contemporaneamente, una necessaria conversione pastorale per le nostre parrocchie e comunità.
don Fabrizio Favaro
Rettore del Seminario